Con l’avanzare della crisi sanitaria globale e il proseguire delle restrizioni fino agli inizio di maggio, gli agronomi tornano ad avere una centralità maggiore nella vita di un’azienda agricola e nella diffusione di prodotti agroalimentari.
Oltre l’aspetto tecnico e puramente legato alla professione, l’agronomo può informare l’azienda sulle opportunità della tecnologia, avviando una rivoluzione digitale per i propri clienti. Costruire sistemi alimentari sostenibili e resilienti è fondamentale sia in comunità altamente urbanizzate che nelle piccole comunità produttrici di eccellenze invidiate in tutto il mondo. Solo nel 2018, sempre secondo i dati della Coldiretti, le esportazioni del cibo italiano erano lievitate fino a un valore di 41,8 miliardi di euro, proiettandosi a un ulteriore balzo del 5% nel 2019.
La disponibilità di dati e informazioni può generare maggiore efficienza dei processi di supply chain, con effetti , ad esempio, sul miglioramento nella gestione delle scorte, sulla riduzione degli sprechi alimentari e sul consolidamento delle relazioni di filiera, nonché aprire nuove opportunità di mercato.
Inoltre, il consumatore è sempre più attento nei confronti delle informazioni riguardo un determinato prodotto. Il digitale abilita la raccolta di una maggiore mole di dati, riducendone al tempo stesso i tempi e i costi. Si riducono inoltre le possibilità di errore e manomissione del dato, che potrebbero verificarsi in un sistema non digitalizzato. Tra i benefici legati al miglioramento del processo stesso di tracciabilità e rintracciabilità vi sono la maggiore velocità nel poter identificare i prodotti e la conseguente riduzione dei costi di gestione di eventuali blocchi o richiami.
Tale tecnologia può risultare molto importante per valorizzare i prodotti di eccellenza del nostro bacino.